Visto dal Golfo, sotto un sole
già caldo e la brezza da ponente, lo skyline sullo sfondo assomiglia alla curva
di un gigantesco stadio, che si estende da Posillipo al lungomare di via
Caracciolo. È questo l’incantevole spettacolo che ammireranno i velisti della
America’s Cup, prendendo il largo dai pontili colorati della Rotonda Diaz. Lupi
di mare, reduci dagli orizzonti sconfinati della Nuova Zelanda, dalle onde
scure e maestose dell’Atlantico, dalle corride all’ultima bolina al largo di
Valencia e adesso in rotta verso Napoli con l’intima convinzione d’averle viste
già tutte. Invece il Golfo li stupirà: per i suoi effetti speciali da stadio a
cielo aperto e per la rara ebbrezza della navigazione sotto costa, che
avvolgerà come un gomitolo invisibile velisti e spettatori.
Mai così vicini. Il percorso
delle regate è disegnato per favorire il bagno di folla, fin dalla partenza a
pochi metri dal molo Luise. Provarlo in anteprima, a bordo dell’ultimo modello
di Apreamare, lo Smeraldo 45 appena uscito dagli storici cantieri di Torre
Annunziata, è stata un’esperienza speciale anche con i motori accesi. Manetta
spinta sui 32 nodi, a cavallo delle onde. Ma questi bolidi della vela moderna
potranno raggiungere perfino i 40, se il libeccio di metà aprile farà bene il suo
lavoro.
Li chiamano catamarani: cinque uomini di
equipaggio e la possibilità di ospitare un passeggero, durante le regate.
Invidiato, certo, però dovrà avere i nervi davvero saldi, perché le
imbarcazioni in corsa nella tappa napoletana della America’s Cup sono il top
della velocità, non del comfort. Missili sull’acqua, lunghi 45 piedi e con una
stazza di 1400 chili: ultraleggeri, in grado di planare sul traguardo (dopo due
miglia e mezzo di gara) nell’affannoso respiro di un travolgente quarto d’ora.
Tanto dureranno le regate di “match race”, quelle uno contro uno, che dai tempi
di Azzurra in poi - passando per il Moro di Venezia, Luna Rossa e Mascalzone
Latino - hanno rispolverato la tradizione di un popolo di navigatori. Di più,
fino a 40’, potranno invece durare le sfide di flotta: tutti contro tutti, un
turbine di vele e colori che esalterà le grandi capacità dei marinai.
La formula dell’America’s Cup
prevede entrambe le prove, che si svolgeranno sullo stesso percorso. Le barche,
salvo in caso di mare molto grosso, non saranno mai tirate a secco e resteranno
ormeggiate al riparo delle scogliere alla Rotonda Diaz. Ed è da lì che
scatteranno le gare, quasi a portata di mano del pubblico. La boa di partenza
sarà infatti sistemata dagli organizzatori a ridosso di via Caracciolo, dove si
svilupperanno le emozionanti procedure tattiche (5’ senza respiro e margine
d’errore) che precedono in ogni regata il colpo del cannone. Scattare avanti,
di bolina, sarà fondamentale. Prua in direzione del Castel dell’Ovo, dove in
poco più d’un minuto i catamarani dovranno essere pronti per la prima virata,
già decisiva. Ma il bello arriva dopo: altra passerella davanti al lungomare e
vele a tutto vento verso Posillipo a caccia del “Mark” numero 3, a pochi metri
dai terrazzi bianchi di villa Rosbery. Vista privilegiata per il presidente
Giorgio Napolitano, se lo vorrà. Come nella tribuna vip di uno stadio, che avrà
questa volta la capienza record di una intera collina. Basta affacciarsi, per
ammirare lo show.
All’ombra di Posillipo si
svolgeranno infatti le fasi più convulse delle regate. Otto o nove i passaggi
previsti, avanti e indietro, da modulare sulle condizioni del mare e del vento.
I catamarani si daranno battaglia ad altissima velocità. E navigando sotto costa
è più forte il rischio di qualche ribaltamento: niente di grave, elettrizzante
pure quello per gli spettatori. Ma l’insidia maggiore per i lupi di mare sarà
un’altra: visibile solo a chi si troverà sulle barche. Tutto il percorso, come
da regolamento, sarà delimitato da un invalicabile limite virtuale, da cui i
regatanti non potranno mai uscire. Niente boe, in questo caso. Saranno dei
segnali luminosi a bordo a suggerire l’immediato cambio di rotta, per evitare
la penalità. Altre virate in vista, insomma: ne guadagnerà lo show.
Il mare era calmo, ieri a Posillipo, per la
gioia di qualche appassionato della canoa e dei pescatori. Ma lo stesso
specchio d’acqua, durante i giorni di regata, si trasformerà nel campo di gara
dei velisti più bravi del mondo: finalmente di nuovo a Napoli. Non succedeva
dai tempi dei Giochi italiani del 1960, comunque un gradino più alto rispetto a
questa Coppa America. Però che spettacolo: l’ultima boa verrà piazzata davanti
alla tribuna Caracciolo, difficile immaginare un traguardo più bello. È lo
stadio del Golfo che riapre. Via col vento.
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