giovedì 14 febbraio 2013
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“Un giorno si abbaia, l'altro si
muggisce”. Cosi racconta Jesus Manzano, II Grande Accusatore del ciclismo
dopato spagnolo. Il riferimento e all'Oxyglobin, l'emoglobina estratta dal
sangue dei cani, e all’Actovegin, l'estratto di sangue dei vitellini. Due delle
tante medicine che i medici della Kelme, guidati da Eufemiano Fuentes, davano
ai propri ragazzi. “Tra di noi ci scherzavamo sopra”.
“Comincio a correre in bicicletta
da ragazzo. Lascio gli studi, divento professionista. Il primo anno mi lasciano
stare, al secondo mi dicono che mi danno qualcosa per truccare il motore. Ormoni femminili e poi
testosterone, insulina, nandrolone, epo di ogni tipo, trasfusioni”.
Net 2003 , Jesus rischia la vita due
volte. Prima al Tour de France, quando gli iniettano 50 ml di Oxyglobin e gli dicono
di andare in fuga. “lo sto male, ho freddo, tremo, ma nell'auricolare BeIda
strilla di attaccare. Scatto, e vado via con Jalabert. Poi non ce la faccio più
e cado, svenuto. Mi risveglio nell'ambulanza e la prima cosa che mi dice il
medico della Kelme a di non dire nulla, altrimenti finiamo tutti al gabbio, che
siamo in Francia, mica in Spagna. Mi diagnosticano un colpo di calore, io che
mi sentivo congelare e pensavo di morire”. Poi poco dopo a Valencia: “mi
reiniettano una sacca di sangue portata al Tour e tornata in Spagna, viaggiando
chissà in che condizioni. A 150 del 500 ml comincio a star malissimo. La
staccano, mi danno i diluenti e mi mettono su un treno. Il bigliettaio si
rifiuta di partire per quanto sto male. Scendo, mi mettono in un hotel a una
stella con siero e diluente e la mattina dopo a casa”.
“Poi II Giro del Portogallo, dove,
pieni di epo, ci ritiriamo in massa per paura di essere beccati dopo aver
barato a un controllo antidoping facendo pipi sul dito sul quale avevamo messo
una polvere mascherante. E quindi la Vuelta, con un'altra trasfusione e
iniezioni di cortisone in un ginocchio”.
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