Papagni: il Sorrento non merita la classifica che ha

venerdì 25 gennaio 2013 Lascia un commento


... perché non rispecchia le potenzialità di una rosa che comunque annovera diversi giocatori di qualità.

In attesa di conoscere personalmente Aldo Papagni che da ieri sera è il nuovo allenatore del Sorrento rileggiamo la unga intervista rilasciata dal tecnico pugliese a TMW agli inizi di dicembre 2012 nel corso della quale ebbe ad esprimere un breve giudizio su quella che sarebbe diventata la sua futura squadra    

Da Trapani a Benevento, passando per Melfi e Cavese. E poi tanta Puglia, la Regione che gli ha dato i natali: Bisceglie, Fasano, Barletta, Taranto, Tricase e Andria. Difficile trovare un allenatore made in Sud come Aldo Papagni, considerate altresì le brevi parentesi col Sora nel 1999 e con l'Aquila lo scorso anno. Ma c'è una curiosità che arricchisce il suo curriculum già prestigioso: la doppia vittoria ottenuta col Fasano nel 2001/02 ai danni dell'Acireale di Walter Mazzarri. Un cioccolatino per gli amanti delle statistiche che raccontano l'avventura del 56enne tecnico barese, in attesa adesso di rituffarsi nella mischia dopo il bimestre bianco vissuto in terra aquilana. "In realtà qualche contatto con club di Prima e Seconda Divisione c'è stato - ammette Papagni -. Ma alcune di queste proposte non mi hanno convinto. Io credo che dicembre e gennaio, a cavallo tra la fine del girone d'andata e l'inizio del ritorno, siano i mesi caldi di un campionato. Quelli in cui alcune società cambiano programmi tecnici. Vedremo".

Con l'Aquila avete mancato i play-off per un soffio
"Lì abbiamo vissuto un mese davvero sfortunato. Siamo stati penalizzati da infortuni a catena, altrimenti la squadra avrebbe potuto dire la propria. Già il girone d'andata era stato condotto al di sopra della media. Poi certe defezioni hanno rallentato il nostro cammino".

Lei in carriera non ha mai fatto di un modulo di gioco un dogma
"Vero. Ad Andria ho utilizzato il 4-3-3 come il 4-3-1-2. A Fasano ho giocato con la difesa a tre e i tre attaccanti in linea mentre a Taranto mi sono servito del 4-2-3-1: abbiamo vinto il campionato di C2 per poi sfiorare la B l'anno successivo. Io ritengo che i giocatori vadano sfruttati in base alle loro caratteristiche. Piuttosto bisogna inculcare in loro una certa idea di gioco. Per essere chiaro: a me piace che le mie squadre impostino il gioco dalle retrovie, che sviluppino certe trame palla a terra, che facciano movimento in maniera corale e provino ad imporre la loro supremazia. È una questione di mentalità".

Un piccolo miracolo lei lo fece anche a Cava, salvando una squadra il cui campionato sembrava compromesso
"Fu decisivo il girone di ritorno. La situazione non era facile, tanto è vero che la società si era già separata in corsa da altri due tecnici. Riuscii comunque a portare la squadra dalla zona retrocessione ad una salvezza tranquilla, raggiunta addirittura con tre giornate di anticipo. I valori tecnici in ogni caso non mancavano: io potevo disporre di De Giorgio e Tarantino come esterni ed uno tra Giampaolo, Aquino e Sorrentino come punta centrale. Di quell'annata, però, mi è rimasto un piccolo rammarico: la partita ripetuta a Sassuolo. Venivamo da due belle vittorie con Verona e Pro Patria. Quindi andammo a Sassuolo e la gara fu sospesa per nebbia all'inizio del secondo tempo con noi in vantaggio proprio grazie a Sorrentino. Nel recupero perdemmo 1-0 a pochi minuti dalla fine. Una beffa che non si dimentica facilmente".

A quali piazze si sente maggiormente legato?
"Io ho un bellissimo ricordo di Andria e Taranto. Ad Andria ho allenato quattro anni, due con la vecchia Fidelis e due con la nuova società. Con 125 presenze, sono l'allenatore con più panchine tra i professionisti alla guida dell'Andria. Poi c'è il ricordo immortale dei play-out disputati nel 2010 in C2 contro il Giulianova: dopo l'1-1 dell'andata, vincemmo in casa 1-0 grazie a Sy e ci garantimmo la permanenza. A Taranto per poco non ci scappò la doppia promozione, dopo il salto dalla C2. E pensare che in C1, l'anno successivo, la mia squadra era composta da molti giocatori che non conoscevano la categoria. Sarebbe stato un capolavoro".

E il suo più grande cruccio?
"Quando non ho potuto completare il mio lavoro a Benevento. Quella rosa era molto forte, basti solo pensare che 7/11 della mia squadra avrebbero vinto in futuro diversi campionati. Quell'anno il Direttore Francesco Maglione costruì un mosaico ottimamente assemblato. Insomma, avrei potuto raggiungere gli obiettivi prefissati, ma non fu possibile".

E della normativa sul minutaggio in Lega Pro che idea si è fatta?
"Non sono contrario. Sia chiaro, i giovani quando sono davvero forti emergono in ogni caso. Ma la verità sta nel mezzo. Bisogna consentire ai nostri under di maturare con calma, di crescere senza pressioni. Per farlo, bisogna dar loro una chance. Purtroppo non si ha più la capacità di attendere ed il fattore tempo ha assunto un significato irrilevante, da non tenere in considerazione".

Lei segue con una certa attenzione il girone B della Prima Divisione. Come giudica i valori di questo torneo?
"E' un raggruppamento molto equilibrato. Un livellamento così marcato non si vedeva dall'annata in cui la spuntò il Portogruaro. E' difficile battere chiunque. Una delusa può essere considerata il Perugia, perchè ha fatto determinati investimenti ed è stata costretta al cambio tecnico. Immaginavo un campionato diverso anche da parte di Benevento e Catanzaro. Lo stesso Sorrento non merita la classifica che ha, perchè non rispecchia le potenzialità di una rosa che comunque annovera diversi giocatori di qualità. Però tutto è possibile in un campionato così bello come questo, ed i punti a disposizione sono ancora tanti. Perciò ritengo che Benevento e Perugia siano comunque in corsa. L'Avellino è una squadra molto forte ed anche la Nocerina resta una seria candidata alla vittoria finale. Anche la Paganese potrebbe inserirsi nel discorso".

A proposito di Sorrento: lei fu molto vicino alla panchina rossonera alcuni anni fa
"Sì. Accadde dopo la separazione con Provenza. Ci fu qualche colloquio ma non trovammo l'accordo".

Qualche giovane a suo parere degno di attenzione?
"Intanto D'Errico dell'Andria. E' un ragazzo molto rapido e tecnicamente forte. Poi Politano del Perugia, un mancino che, giocando a destra, può sfruttare meglio le conclusioni a rete. Mi piacciono molto anche Falco e Chiricò del Lecce e darei un occhio particolare a Calvarese della Paganese, un esterno destro basso che, a mio avviso, ha ampi margini di miglioramento".

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