sabato 6 ottobre 2012
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La fama dell'eritropoietina o Epo tra le sostanze dopanti
utilizzate nelle discipline sportive per migliorare la propria performance è
aumentata nel corso degli anni. L'Epo può essere utilizzato dagli sportivi per
aumentare l'ossigeno nel sangue. La produzione dell'Epo è endogena: esso viene
prodotto dai reni per agire al livello del midollo osseo nella formazione delle
cellule del sangue.
Attraverso la tecnica del DNA ricombinante è possibile
produrre l'eritropoietina ricombinante umana (rHuEPO), utilizzata nella cura di
alcune forme di anemia. In particolare, l'EPO ricombinante, nel corso degli
anni, ha notevolmente migliorato il trattamento di pazienti anemici, aumentando
i livelli di emoglobina nel siero e riducendo la necessità di trasfusioni di
sangue. L'rHuEPO viene però utilizzata anche come sostanza dopante negli sport
che richiedono uno sforzo fisico reiterato e continuo. Come controindicazione
aumenta la viscosità del sangue aumentando esponenzialmente il rischio di
trombosi, ictus, infarto al miocardio, embolia polmonare, convulsioni.
Roberta Pacifici, Direttore del reparto Farmacodipendenza,
tossicodipendenza e doping dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS), ribadendo i
rischi per la salute umana, afferma che rilevare la positività all'Epo è
comunque molto difficile perché nelle analisi del sangue è visibile solo a
ridosso del consumo. La posologia che generalmente viene seguita è la seguente:
assunzione massiccia e successive piccole dosi di mantenimento.
La Commissione Antidoping del Ministero della Salute punta
il dito anche nelle altre forme di Epo, ancora più efficaci. Nell'ultimo report
del 2011 si evidenzia un caso di darbepoetina (nome comune, Nesp, ovvero: Novel
Erithropoiesis Stimulating Protein o Aranesp), ovvero una eritropoietina
ricombinante prodotta dalla Amgen di Los Angeles con tecniche ricombinanti; è
un farmaco prezioso per curare i malati di reni, alcuni tipi di tumore, i
dializzati e le anemie. Risulta più costosa dell'epo, ma dieci volte più
efficace.
Roberta Pacifici dichiara che assumere Epo può provocare
assuefazione nell'organismo: l'organismo non è più capace "attivare"
il processo di produzione degli eritrociti da parte del midollo osseo,
esattamente come avviene in pazienti sottoposti a chemioterapia.
I rischi dell'assunzione dell'Epo riguardano anche le
patologie tumorali: a lungo termine si possono verificare danni al midollo
osseo e tumori ematolitici. È quanto afferma Umbero Tirelli
Direttore del Dipartimento di oncologia medica dell'Istituto tumori di Aviano.
Queste le sue parole: «L'uso terapeutico
dell'Epo è ben noto nell'insufficienza renale cronica, nella terapia dell'Hiv e
nella chemioterapia antitumorale per superare l'anemia associata a queste
patologie. Inoltre l'Epo è impiegato in certe forme tumorali e pretumorali
ematologiche. Questo farmaco è solitamente ben tollerato anche se ipertensione
arteriosa, fenomeni tromboembolici e dolori ossei sono complicazioni piuttosto
frequenti. A lungo termine non si può escludere che un utilizzo dell'Epo sia
per i malati che per gli atleti che ne fanno uso in modo abusivo possa
provocare danni al midollo osseo e tumori ematologici».
In sostanza l'Epo,
utilizzato nella cura dei pazienti oncologici, ha portato ad un aumento
dell'incidenza di tromboembolia venosa. Nel trattamento dell'anemia spesso i
risultati ottenuti con l'Epo sono peggiori rispetto a quelli ottenuti con
l'autotrasfusione. Questo ha portato l'Unione Europea ad emettere un comunicato
dove è esplicato che la pratica delle trasfusioni di sangue, nel trattamento
dell'anemia dei pazienti oncologici, dovrebbe essere preferita all'Epo.
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