Un derby al calor bianco

mercoledì 28 settembre 2011 Lascia un commento


Domenica prossima Avellino e Sorrento si ritroveranno dopo 38 e passa anni. L’ultima partita di campionato disputata dalle due squadre nella primavera del 1973 è passata alle cronache per alcuni episodi tra il comico e il drammatico che sono stati narrati splendidamente dal corrispondente sorrentino della Gazzetta dello Sport e de Il mattino, Antonino Siniscalchi nel suo libro “Il calcio a Sorrento” edito dalla Stamperia grafica Petagna nel 1999.

Ecco come narra l’intera vicenda Siniscalchi

La visita del Sorrento al Partenio fu burrascosa in campo e negli spogliatoi, epilogo annunciato di una vigilia che aveva caricato molto l'importanza della partita. Il dottor Torino aveva mandato la squadra in un ritiro segreto, tra le colline di Pontecagnano. Tra quei luoghi quasi irraggiungibili arrivò il giovane giornalista napoletano Antonio Corbo, penna piacevole e capace all'occorrenza di indossare i panni di Sherlock Hohnes e, il giorno dopo, la mossa del dottor Torino fu oggetto di un pungente resoconto sul Corriere dello Sport.
Ad Avellino la presero come una dichiarazione di guerra. Il Sorrento fece trasferire i giocatori in un'altra località segreta (Cava de' Tirreni) e continuò il ritiro. Il "dottore", avvertito del clima ostile che si respirava nell'avellinese, ne inventò un'altra delle sue. Squadra e dirigenti arrivarono al Partenio mimetizzati in un anonimo e piccolo pullman che esibiva sulle fiancate la rassicurante scritta "Suore Orsoline". Il depistaggio riuscì a "dribblare" le contestazioni dei tifosi. Ma il Sorrento trovò un'atmosfera elettrica anche all'intento del Partenio, prima della partita. La "rissa" coinvolse i giocatori delle due squadre ed alcuni addetti ai lavori, non appena i rossoneri misero piede fuori dal pullman. La "bagarre" durò pochi minuti. Niente di grave. Ma la squadra entrò in campo intimidita, mentre i bollori degli irpini si trasferirono nella partita. Finì 3-1 per l'Avellino, anche se un gol di Paesano portò al momentaneo pareggio in apertura di ripresa, rimettendo in discussione l'esito dell'incontro. Di quella giornata di eccezionale tensione ambientale fa ancora sorridere il ricordo di un simpatico aneddoto, legato all'ingegnere Michele Gargiulo, sempre vicino alle sorti della squadra.
L’ingegnere arrivò in auto al Partenio, prima della partita, andando a parcheggiare la sua Mercedes blu con malcelata preoccupazione. Incontrò negli spogliatoi il patron dell’Avellino, Antonio Sibilia, sperando di ottenere contorto. Lo salutò e gli chiese: "Commendatore, lì dove l’ho messa. la mia auto sta al sicuro?". Risposta: “Oggi i tifosi sono incontrollabili che posso dirvi? Se vinciamo, non ci sono problemi per me per voi e per la vostra auto”.
L'ingegnere Gargiulo girò le spalle e prese la via del ritorno a Sorrento, deciso a portare al sicuro la Mercedes blu e a prevenire il rischio di non trovarne, a fine partita, nemmeno una ruota. Quel giorno l'ingegnere preferì anteporre la voglia di salvare l'auto al suo amore sviscerato per il Sorrento: non vide l'ingresso in campo della squadra rossonera, come era abituato a fare a quei tempi ogni domenica dopo aver pranzato in qualche ristorante con il dottor Torino. L'episodio contribuisce a rendere bene il clima infuocato in cui fu giocato il derby ed è appena il caso di aggiungere che, mentre il team rossonero usciva dal Partenio, venne danneggiato da alcune pietre anche il piccolo pullman con la famosa scritta "Suore Orsoline". L'ingegnere Gargiulo, tutto sommato, si era regolato bene. 

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