E Giulietta versò lacrime napulitane

mercoledì 18 maggio 2011 Lascia un commento

Da Verona, il lamentatoio-preventivo di Mandorlini: Stadio Italia irregolare

Questione di stile. Ma anche di strategia. Dalle colonne della Gazzetta dello Sport di stamani, mister Mandorlinisurriscalda il clima che si sviluppa sull’asse Verona-Sorrento, lasciandosi andare ad una pretestuosa rimostranza sulle dimensioni del terreno di gioco dello stadio Italia.
 Un «incubo» per il tecnico ravennate, già bandiera dell’Inter di Trapattoni, che con il club scaligero dovrà scendere in campo nell’impianto di via Califano per il return match della semifinale play off, che si disputerà il 5 giugno. Si tratta per lo più di un film con un copione già scritto, che innesca una polemica ridondante, inconcludente e nauseante. Che inizia anche un po’ a stancare.
Se da un lato, infatti, bisogna assolutamente ammettere che le condizioni generali della struttura sportiva della Città del Tasso «offendono» oltremodo la tradizione di un territorio incantevole, conosciuto e riconosciuto in tutto il mondo per l’amenità e la bellezza dei luoghi e la squisita ospitalità della gente, dall’altro non va assolutamente dimenticato che lo stadio «Italia» è legittimato, senza il ricorso a deroghe di sorta, dalle autorità sportive e di sicurezza, ad ospitare le gare del campionato di Prima divisione. Non è un regalo concesso per chissà quali virtù e raccomandazioni, ma solo la logica conseguenza dell’ottemperanza di una serie di parametri che ha fatto scattare, nell’estate 2010, il quinto «via libera» consecutivo ad un torneo di Lega pro. Cinque stagioni caratterizzate, inoltre, dall’assoluta mancanza di intemperanze sugli spalti, di problemi logistici sul rettangolo di gioco, di disordini sul fronte della sicurezza, anche quando le tifoserie ospiti erano particolarmente numerose. Non è un dettaglio da poco, ma la dimostrazione concreta che la regolarità dello stadio Italia è garantita, collaudata e consolidata su tutti i fronti.
Se mister Mandorlini dubita delle dimensioni del rettangolo di gioco dell’Italia, poteva denunciarlo da subito, senza aspettare l’impegno dei play off. Sarebbe stato un modo per allontanare le illazioni di una polemica innescata ad arte, confezionata su misura per produrre un piagnisteo-preventivo degno delle migliori sceneggiate partenopee di «meroliana-memoria». È una questione di stile.
Lo stesso stile (impeccabile) adottato dal club rossonero di patron Mario Gambardella che, nella gara d’andata della regular season disputato a Verona (terminata 1-1), non osò frignare per le condizioni (quelle sì al limite della regolarità) dell’orto del Bentegodi, dove a rotolare sembrava un cavolfiore e non una sfera di cuoio.
E poi c’è anche una questione di strategia. Le dichiarazioni di Mandorlini innescano una gara parallela, decisamente impari, che verte sulle pressioni mediatiche e ambientali tra Verona e Sorrento. Verona è una grande piazza, nobile decaduta del calcio ai massimi livelli: sotto il profilo del blasone e del seguito di tifosi, ha pochi eguali in Lega pro. Ma il Sorrento non deve cadere nella tentazione di misurarsi su fattori extracalcistici: l’ambiente e la squadra devono assolutamente ignorare ogni elemento che possa trasformare la marcia di avvicinamento ad un appuntamento sportivo in «caciara». La migliore risposta è sul campo e sugli spalti, dove calciatori e tifosi saranno chiamati, ognuno secondo rispettivi ruoli e competenze, a dare il massimo. Indipendentemente dall’avversario.

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