giovedì 12 dicembre 2013
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Fonte: Canalegenoa.it
Ospite ieri sera a ‘We Are Genoa’ su Telenord, l’ex tecnico del Sorrento e della Primavera del Genoa Luca Chiappino ha parlato della sua esperienza al Sorrento, durata quattro mesi, spiegando inoltre le difficoltà riscontrate e la differenza tra allenare un settore giovanile e una squadra di Lega Pro.
“È stata sicuramente un’esperienza positiva. Le difficoltà? Quando si va fuori casa, così distanti dalla propria città, non è facile. Lasciare dopo vent’anni l’unica società in cui si è stati, il Genoa, la propria realtà e lo staff ha avuto il suo impatto. Però è stata un’esperienza positiva che rifarei assolutamente, anche se probabilmente avrei dovuto farla qualche anno fa”.
“Differenze tra una prima squadra e le giovanili? Ho sentito tanti discorsi in merito, come il fatto che probabilmente bisogna avere esperienza per allenare i grandi e che chi ha esperienza con il settore giovanile può trovarsi difficoltà in quei campionati. Non è assolutamente così. Penso che il gioco del calcio sia quello, lo puoi fare con i giovani o con i grandi ma il gioco del calcio è sempre quello. Cambia il rapporto che hai con le persone che lavorano con te, perché con i ragazzi hai un certo tipo di approccio e di linguaggio, mentre con gli adulti ti devi relazionare in maniera diversa. Ma in definitiva è stata un’esperienza positiva”.
“A differenza delle giovanili, le difficoltà sono legate alle responsabilità del risultato. Inoltre allenare dei giocatori di Lega Pro con anni di esperienza in quella categoria ti porta a fare un lavoro diverso, ovvero l’approccio con un giovane, anche nell’insegnamento e nella ricerca di migliorare determinate cose, deve essere fatto in una certa maniera, mentre con un adulto non può essere così, perché anche in Lega Pro ci sono giocatori con anni di esperienza. A volte in determinati calciatori subentra la presunzione di credere di saper già fare tutto, guardando la propria singola prestazione senza valutare il collettivo. Nell’arco di una gara il tecnico deve poter limare il particolare di ogni singolo giocatore per fare la prestazione collettiva, mentre nell’adulto c’è la ricerca di guardare sempre verso se stesso: se fa bene lui, hanno fatto bene tutti”.
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