Domenica prossima Avellino e
Sorrento si ritroveranno dopo 38 e passa anni. L’ultima partita di campionato
disputata dalle due squadre nella primavera del 1973 è passata alle cronache
per alcuni episodi tra il comico e il drammatico che sono stati narrati splendidamente
dal corrispondente sorrentino della Gazzetta
dello Sport e de Il mattino,
Antonino Siniscalchi nel suo libro “Il calcio a Sorrento” edito dalla Stamperia
grafica Petagna nel 1999.
Ecco come narra l’intera vicenda
Siniscalchi
La visita del Sorrento al Partenio fu burrascosa in campo e negli
spogliatoi, epilogo annunciato di una vigilia che aveva caricato molto
l'importanza della partita. Il dottor Torino aveva mandato la squadra in un
ritiro segreto, tra le colline di Pontecagnano. Tra quei luoghi quasi
irraggiungibili arrivò il giovane giornalista napoletano Antonio Corbo, penna
piacevole e capace all'occorrenza di indossare i panni di Sherlock Hohnes e, il
giorno dopo, la mossa del dottor Torino fu oggetto di un pungente resoconto sul
Corriere dello Sport.
Ad Avellino la presero come una dichiarazione di guerra. Il Sorrento
fece trasferire i giocatori in un'altra località segreta (Cava de' Tirreni) e
continuò il ritiro. Il "dottore", avvertito del clima ostile che si
respirava nell'avellinese, ne inventò un'altra delle sue. Squadra e dirigenti
arrivarono al Partenio mimetizzati in un anonimo e piccolo pullman che esibiva
sulle fiancate la rassicurante scritta "Suore Orsoline". Il depistaggio
riuscì a "dribblare" le contestazioni dei tifosi. Ma il Sorrento
trovò un'atmosfera elettrica anche all'intento del Partenio, prima della
partita. La "rissa" coinvolse i giocatori delle due squadre ed alcuni
addetti ai lavori, non appena i rossoneri misero piede fuori dal pullman. La
"bagarre" durò pochi minuti. Niente di grave. Ma la squadra entrò in
campo intimidita, mentre i bollori degli irpini si trasferirono nella partita.
Finì 3-1 per l'Avellino, anche se un gol di Paesano portò al momentaneo
pareggio in apertura di ripresa, rimettendo in discussione l'esito
dell'incontro. Di quella giornata di eccezionale tensione ambientale fa ancora
sorridere il ricordo di un simpatico aneddoto, legato all'ingegnere Michele
Gargiulo, sempre vicino alle sorti della squadra.
L’ingegnere arrivò in auto al Partenio, prima della partita, andando a
parcheggiare la sua Mercedes blu con malcelata preoccupazione. Incontrò negli
spogliatoi il patron dell’Avellino, Antonio Sibilia, sperando di ottenere
contorto. Lo salutò e gli chiese: "Commendatore, lì dove l’ho messa. la mia
auto sta al sicuro?". Risposta: “Oggi i tifosi sono incontrollabili che
posso dirvi? Se vinciamo, non ci sono problemi per me per voi e per la vostra
auto”.
L'ingegnere Gargiulo girò le spalle e prese la via del ritorno a
Sorrento, deciso a portare al sicuro la Mercedes blu e a prevenire il rischio
di non trovarne, a fine partita, nemmeno una ruota. Quel giorno l'ingegnere
preferì anteporre la voglia di salvare l'auto al suo amore sviscerato per il
Sorrento: non vide l'ingresso in campo della squadra rossonera, come era
abituato a fare a quei tempi ogni domenica dopo aver pranzato in qualche
ristorante con il dottor Torino. L'episodio contribuisce a rendere bene il
clima infuocato in cui fu giocato il derby ed è appena il caso di aggiungere
che, mentre il team rossonero usciva dal Partenio, venne danneggiato da alcune
pietre anche il piccolo pullman con la famosa scritta "Suore
Orsoline". L'ingegnere Gargiulo, tutto sommato, si era regolato bene.
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