mercoledì 11 maggio 2011
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Ci sono tanti modi per spendere bene 56.050 euro nel calcio. Quei soldi bastano per pagare per un anno di contratto a un discreto giocatore di Prima Divisione, puoi investirli nel settore giovanile o nelle strutture. Puoi farci di tutto, soprattutto dopo aver tirato fuori di tasca propria milioni per tenere a galla una società che era sull'orlo del tracollo.
La solita e-mail del martedì pomeriggio, con il Comunicato 166 in allegato, ha rovinato la giornata del presidente dell'Hellas Verona Giovanni Martinelli. E non solo la sua. Altri diecimila euro di multa, dopo i seimila del 26 aprile e i cinquemila della settimana prima. Puntuali come un orologio svizzero. La motivazione è più o meno quella di sempre: "Perché propri sostenitori introducevano ed accendevano nel proprio settore alcuni fumogeni e facevano esplodere tre petardi, senza conseguenze; gli stessi più volte durante la gara intonavano cori inneggianti alla discriminazione razziale in occasione delle giocate di un calciatore di colore della squadra avversaria". Una sanzione "attenuata, nonostante la recidiva plurima, per la fattiva collaborazione dei dirigenti locali". Il Verona è stato sanzionato 16 volte nel corso della stagione. Troppe.
Martinelli non l'ha presa per niente bene, l'ennesimo bonifico da inoltrare alla Lega Pro l'ha fatto andare su tutte le furie. Raramente gli capita, ma evidentemente stavolta il vaso era colmo. "Sono molto arrabbiato, gli altri sbagliano ed io devo pagare. Non è giusto", ha tuonato ieri il presidente, che su questo tasto ha sempre insistito provando a zittire fin dal primo giorno i cori e le degenerazioni di quella minima fetta di Bentegodi che proprio non riesce a limitarsi a fare il tifo senza andare oltre. Era diventata una vera battaglia, quella di Martinelli. Da vincere per principio e perché lui i soldi se li è guadagnati fin da ragazzino col sudore della fronte. Certi sforzi magari meriterebbero più rispetto. Vicino a Martinelli c'è Benito Siciliano, consigliere delegato e braccio destro del presidente. Scuotono la testa entrambi. Il pensiero di Siciliano è forte: "Questa è un'iniezione negativa nel corpo di un uomo che sta lottando per mantenere il Verona vivo, renderlo sempre più forte, inseguire un obiettivo importante. Martinelli da due anni e mezzo a questa parte all'Hellas ha dato tutto, l'ha praticamente salvato. In questo momento bisogna restare tutti uniti, remare in un'unica direzione. Questo serve, capiamolo una volta per tutte".
Sul Bentegodi dall'11 gennaio, il martedì successivo alla trasferta di Como, pende una preoccupante spada di Damocle. La diffida scattò inesorabile, con altri diecimila euro come gentile omaggio alla cara Lega Pro da sborsare senza avere nessuna colpa. Un copione già visto e rivisto. Il Comunicato quel giorno evidenziò che sostenitori del Verona "due volte durante la gara intonavano cori offensivi e inneggianti alla discriminazione razziale verso un calciatore di colore della squadra avversaria". Da lì in avanti ogni passo falso sarebbe diventato un facile assist per chiudere le porte dello stadio. Difficile che accada ora, considerati i vicini playoff e la conclusione della stagione. Ma è una possibilità concreta, da non sottovalutare. Giocarsi la serie B in una partita potrebbe non bastare per ricevere clemenza.
Fonte: Alessandro De Pietro - L'Arena
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