Non si può più aspettare Riapriamo i palazzetti

venerdì 25 settembre 2020 Lascia un commento

(Articolo di Pier Bergonzi La Gazzetta dello Sport 24 Sep 2020) 

Lo sport senza pubblico è come una vita senza abbracci. Ma per alcuni sport è ancora di più: è vita... È quello che sostiene Gianni Petrucci, il presidente della federbasket, nell’intervista che potete leggere su questo giornale. Se il governo non riaprirà al pubblico, le società meno strutturate (leggi quelle che non hanno alle spalle ricchi sponsor) rischiano il default. Un grido d’allarme già lanciato da Gabriele Gravina, numero uno della federcalcio. Sempre sul nostro giornale di oggi potete leggere l’intervista a Ivan Zaytsev: il numero uno del volley italiano sta giocando in Russia, dove ha vinto otto partite su otto anche perché il pubblico della Siberia lo «scalda». Lì hanno già riaperto fino al 25 per 100 della capienza di palazzetti. Un quarto degli spettatori possibili, sia all’aperto sia indoor, dovrebbe essere anche la decisione che verrà presa oggi dalla conferenza delle Regioni. Ma da quello che si è saputo il protocollo sarebbe molto più complicato e contraddittorio. Si parla di 1000 spettatori per settore negli stadi e di 200 per settore nei palazzetti. Conti alla mano sarebbero meno del 25 per 100...

 

Ora bisogna riconoscere che le regole adattate dal nostro Paese hanno aiutato a contenere la pandemia e i dati dei «bollettini» quotidiani sono meno allarmanti rispetto a quelli di altre nazioni (Spagna, ad esempio...). Ma è altrettanto vero che dovremo abituarci a convivere con questa situazione e l’apertura graduale dello sport al pubblico ci appare ormai come ineludibile.

 

Se è possibile andare al cinema e a teatro. Se sui treni e sugli aerei abbiamo imparato a convivere con l’emergenza crediamo che lo si possa fare anche allo stadio o nei palazzetti. Gli esperimenti fatti in quest’ultimo mese nel calcio e la buona riuscita della

 

Supercoppa della Lega basket (bravo Gandini ad averci creduto) ci dicono che è possibile riaprire agli spettatori in sicurezza. Lo sport italiano si aspetta che il governo vada sul sentiero indicato da regioni virtuose come l’Emilia-Romagna.

 

Se per il calcio è davvero importante, per il basket e la pallavolo che riapriranno i campionati in questo fine settimana si tratta di una necessità. La pallacanestro ha due squadre con sponsor «pesanti» (Armani a Milano e Segafredo alla Virtus Bologna) e tante piazze storiche che vivevano soprattutto di tifosi fedeli, di abbonamenti e biglietti. Lo stesso discorso vale per la pallavolo che ha radici nella provincia italiana e poteva contare sul tutto esaurito dei palazzetti.

 

I club di basket e pallavolo hanno già messo in conto di partire con il campionato a macchia di leopardo, con alcune Regioni pronte a riaprire parzialmente (700 spettatori) e altre no. Ma tutte le squadre contano di poter riaprire i «botteghini» dall’8 ottobre, forse già dal 4. Il ministro Spadafora si è dichiarato «aperturista», così come le grandi Regioni. È importante che lo sport italiano abbia subito una risposta e possa contare su un protocollo uguale per tutti in tutte le Regioni. Roberto Speranza, ministro della Salute, dice che la priorità sono le scuole e non gli stadi? Nessuno potrebbe dire il contrario, ma non sono mondi contrapposti... Semmai sono due priorità. Lo sport ha i suoi diritti e ha bisogno di quegli abbracci (del pubblico) che sono vita (per i club).

 

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